mercoledì 27 aprile 2011

Vendola rilancia un nuovo centro-sinistra, Sel ormai è l'unico progetto con le idee chiare

Prima con una intervista a La Repubblica e poi con quella recentissima al Fatto Quotidiano il Presidente della Puglia e leader di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Vendola ha esortato il Partito Democratico di Pier Luigi Bersani a ricostruire il campo del centro-sinistra attorno alla triade Pd, Italia dei Valori e Sel.

Non è la prima volta che Vendola chiede al Pd di cominciare, come primo partito dell'opposizione, ad organizzare lo schieramento alternativo a Berlusconi, lo aveva fatto qualche mese fa assieme a Fabio Mussi, ex-leader del Correntone Ds anche lui dentro il nuovo partito del governatore Pugliese e assieme a lui lo chiede a gran voce da tempo anche Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, a queste richieste le reazioni del Pd come ormai su tutti i temi (strettamente politico-strategici e non) sono molteplici segno che ormai il Partito Democratico è sempre meno partito ed è sempre di più estremamente democratico (in senso negativo), molte posizioni, poca chiarezza, tanti distinguo, zero linee comuni.

Analizziamo le posizioni : la sinistra interna al Pd che pare si stia raccogliendo attorno al compagno Sergio Cofferati (unico europarlamentare italiano a votare contro la No Fly Zone in Libia e fermamente contrario al "marchionnismo") è naturalmente favorevole all'alleanza con Vendola e in molti sono pronti a giurare che in ipotetiche primarie di coalizione sarà difficile vedere Cofferati, Vita e gli altri non spalleggiare Vendola dall'interno, il gruppo di Ignazio Marino lo dice dai tempi del Congresso che non si può prescindere da una alleanza con Idv e Sel, il dalemiano (ex?) Nicola Latorre addirittura ha proposto una "rifondazione del Pd" assieme a Sinistra ecologia e libertà, proposta che va in coppia con quella lanciata sul Manifesto dall'ex-segretario di Rifondazione Comunista Franco Giordano (oggi in Sel) di una nuova sinistra assieme al Pd, partendo però da una sfida sui contenuti.

Dall'altra parte invece c'è il gruppo neo-centrista, ex-rutelliani senza più leader (Gentiloni) e democristiani d'assalto (Fioroni, Follini, Merlo) vedono una alleanza classica di centro-sinistra con Idv e Sel come il fumo negli occhi, e anche il vice-segretario Enrico Letta è su queste posizioni specialmente dopo le famose primarie pugliesi dove il suo uomo, Boccia, fu letteralmente piastrellato da Vendola.

In mezzo c'è praticamente il "grande centro" bersaniano : il Segretario, Dario Franceschini, Massimo D'Alema e Walter Veltroni (in sintonia su quasi tutti i temi come non accadeva da tempo), Rosy Bindi e Piero Fassino, questa area che guida il Pd si è di fatto impiccata ad una ricetta, la famosa "coalizione tra progressisti e moderati" che dovrebbe risolvere il problema delle alleanze, tradotto una grande Santa Alleanza da Fini a Vendola (e forse anche a Diliberto e Ferrero se ci stanno), è una ricetta vincente senz'altro, che poteva avere una sua validità prima del 14 Dicembre in vista di un governo di ribaltone che affrontasse legge elettorale e conflitto di interessi ma che oggi con le difficoltà economiche e sociali che vive il Paese risulta francamente impossibile, per ragioni di merito (programmatiche) e ragioni politiche evidenti : nel Terzo Polo fanno a gara (il solito Granata a parte) a chi fa più dichiarazioni contro una alleanza con il centro-sinistra.

Nonostante i rifiuti centristi e finiani tuttavia l'ipotesi della Santa Alleanza rimane l'Orizzonte del Partito Democratico, ma fino all'estate scorsa le tesi erano ben diverse, ricordate ?
Era il comizio di chiusura di quella che un tempo si sarebbe chiamata Festa Nazionale dell'Unità e Bersani (dopo aver annunciato la proposta sui giornali) lanciava la teoria dei due cerchi : Nuovo Ulivo con le forze del centro-sinistra per una alleanza di governo ed organica ,poi tentativo di accordo con l'Udc se ci stava e dialogo con Rifondazione e Pdci per una alleanza elettorale e non di governo, dato che quelle forze che oggi compongono la Federazione della Sinistra non hanno intenzione di concorrere per il governo.

Nello schema di Bersani il Nuovo Ulivo tra Pd, Idv e Sel, quello che propone oggi Vendola, era il primo cerchio da chiudere, è passato praticamente un anno, si è fatto qualcosa per andare verso quella direzione ? Poco o nulla.

E' evidente ormai a tutti che il progetto stesso del Partito democratico fin dalla sua formazione ha messo in crisi gli assetti del centro-sinistra, si sono sciolti due partiti con una tradizione ed una omogeneità interna di contenuti molto forte per fondare un nuovo Partito che nel giro di pochi anni dopo l'iniziale unanimismo plebiscitario di facciata veltroniano si è ridotto ad una confederazione di correnti, per dirla come Massimo D'Alema, una "amalgama mal riuscita" che non scioglie i nodi centrali e quando tenta di farlo ne crea di nuovi.

Chi scrive questo blog fino a poco tempo fa ha sempre votato Partito Democratico e sostenuto Bersani ma tutte le promesse dell'ex-Ministro dello Sviluppo Economico fatte alla campagna delle primarie del 2009 sono state disattese, chi scrive si aspettava la formazione di una nuova coalizione di centro-sinistra, una maggiore disciplina interna al Partito e posizioni chiare sui temi cruciali per un partito di sinistra, dal lavoro all'acqua pubblica passando per la politica estera.

A distanza di quasi due anni di Segreteria Bersani il Pd non ha aperto nessun tavolo del centro-sinistra, è più indisciplinato di prima e ha balbettato sia su Mirafiori che sui referendum di Giugno, segno che non è il leader ad essere sbagliato dato che le capacità di Bersani sono indubbie, è il Partito ad esserlo.

Nichi Vendola e Sinistra Ecologia e Libertà al contrario hanno una idea di società chiara, una identità forte e un progetto ambizioso : ricostruire e ridare un senso, in Italia, alla parola Sinistra dentro al campo del centro-sinistra, ricordate il Congresso Ds del 2000 ? La maggioranza del Partito si presentò con una mozione che recitava lo slogan "una grande sinistra in un grande Ulivo", ecco, bisogna ripartire da li, non esiste un nuovo Ulivo vincente se non c'è una grande e forte Sinistra, questa grande e forte Sinistra può essere Sinistra Ecologia e Libertà.

Se Sinistra Ecologia e Libertà riuscirà nel compito di riempire il vuoto politico lasciato dallo scioglimento dei Democratici di Sinistra e dall'auto-emarginazione di Rifondazione Comunista, prendendo e mixando in maniera saggia il riformismo e la cultura di governo della Quercia e il movimentismo sociale di Rifondazione senza cadere nel governismo fine a se stesso e nell'estremismo dannoso ha vinto la sfida per la ricostruzione di una grande sinistra popolare che aspira a catturare anche il voto moderato ma su temi e progetti non subalterni alle destre, credo sia opportuno per chi si sente di Sinistra dare una mano a questo progetto.

lunedì 11 aprile 2011

Fini e Montezemolo contro l'articolo 18

Il 9 Aprile è stato un appumentato importantissimo, azzarderei storico per il nostro Paese.
Vedere migliaia di giovani, di studenti, di lavoratori precari scendere nelle Piazze per ribadire con forza e convizione la loro contrarietà a questo sistema sociale e a questo mercato del Lavoro ingiusto e frammentato è stato quasi emozionante.

La risposta della politica alle istanze delle piazze del 9 Aprile è stata multiforme.

Dalla maggioranza il solito mix di indifferenza e di ostilità, da parte del premier Silvio Berlusconi nessuna parola, da parte dei soliti falchi del Popolo della Libertà attacchi di faziosità e connivenza con la sinistra.

Da parte del centro-sinistra e dei Sindacati c'è stata una vicinanza positiva, sia negli intenti sia nei mezzi messi a disposizione dalla CGIL, dal Partito Democratico, da Sinistra ecologia e libertà e dalle altre forze minori dell'opposizione, da Nichi Vendola a Rosy Bindi passando per Pierluigi Bersani e Susanna Camusso, quasi tutti i volti dell'opposizione di centro-sinistra e del sindacato, erano presenti a questo appuntamento, e questo non può che essere un fatto politico che fa riflettere.

Ma c'è stata anche una terza reazione, paradossalmente più "concreta", sia rispetto al nulla del Governo sia rispetto all'amicizia dichiarata e resa pubblica del centro-sinistra, ed è stata la presa di posizione di Luca Cordero di Montezemolo (che evidentemente sta riscaldando i motori per una sua discesa "in campo") e degli esponenti Pd Pietro Ichino e Nicola Rossi (quest'ultimo dimissionario dal gruppo democratico al Senato) con la lettera l'8 Aprile al Corriere della Sera e la presa di posizione di Gianfranco Fini, leader di Futuro e Libertà per l'Italia ad un incontro con l'organizzazione giovanile di FLI.

Per semplificare ai non addetti ai lavori (come chi scrive tra l'altro) Fini assieme a Montezemolo, Ichino e Rossi propone una semplificazione estrema della giungla dei contratti di lavoro, con la configurazione di un contratto di tipo unico con un livello di protezione crescente che abbia come obiettivo un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per tutti i tipi di occupazione.

Detto in questo modo sembra il Paradiso ma proprio Paradiso non è, perchè sebbene vi siano aspetti positivi (maggiori tutele e obiettivo della stabilizzazione), Fini in maniera esplicita e gli altri tre in maniera meno esplicita, chiedono come una sorta di "contrappasso" una modifica, di fatto radicale, dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, il leader di FLI infatti ha detto "Meglio un contratto di lavoro unico per le assunzioni a tempo indeterminato, anzichè questa inaccettabile flessibilità con tante tipologie contrattuali. Ma diamo la possibilità ai datori di lavoro di licenziare".

L'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori vieta il licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo, chi scrive ritiene che questa sorta di scambio che Fini, Montezemolo, Rossi ed Ichino propongono è inaccettabile o quantomeno discutibile, l'articolo 18 non è solo una norma è un diritto che tutela e salvaguardia il lavoratore nei confronti del padrone o come si dice oggi del datore di lavoro, è un diritto che eleva il lavoratore dal rango di semplice merce, che ne mette al riparo la dignità.

Certo dignità e diritti ci hanno detto in tanti che cozzano con l'economia ed il Mercato, ma se si cede sul fronte dei diritti e della dignità si cede ogni giorno un pezzo di democrazia e di sovranità, nei confronti delle sovraentità economiche internazionali e della globalizzazione e questo l'Italia, con il tessuto sociale fatto di tutele ridotte e welfare a macchia di leopardo con alti e bassi, non può permetterselo.

Soprattutto quando le alternative ad una modifica radicale o peggio ad una abolizione dell'articolo 18 sul fronte della precarietà ci sono, perchè ad esempio non si comincia a parlare di un aumento del costo del lavoro flessibile rispetto ad un lavoro a tempo indeterminato ? Perchè non si comincia dai livelli minimi, mettendo mano ai tanti stages e tirocini sottopagati ? Perchè prima di un contratto unico non si comincia a parlare di Salario minimo garantito o di reddito di cittadinanza ? Ce ne sono di cose da fare prima di toccare l'articolo 18, speriamo che Fini, Montezemolo e quella parte del Pd stregata dal Mercato se ne accorgano, anche perchè se questa è l'alternativa a Berlusconi e Sacconi (che non dice cose tanto diverse) il rischio di avere due destre, magari una razzista e l'altra no, magari una democratica e l'altra populista ma nessuna sinistra ad innalzare la bandiera della questione sociale, è molto forte.

domenica 3 aprile 2011

Le ricette del Pd al dramma della Precarietà

Il Partito Democratico ha presentato da poco una proposta di legge, che ha come primo firmatario l'ex-Ministro del Lavoro Cesare Damiano, che punta a regolamentare e raddrizzare le storture sociali legate ai vari Stage e praticantati, il primo passo per una campagna promossa dal Pd e dai Giovani Democratici sul tema della precarietà del lavoro e sugli errori/orrori provocati dall'ultra-flessibilità.

La Campagna denominata "Tre Proposte a Precarietà Zero" è stata lanciata in maniera congiunta dal Segretario nazionale dei GD, Fausto Raciti (già leader dell'organizzazione giovanile dei Ds, la Sinistra giovanile, ex-FGCI) e dal responsabile Economia e Lavoro del Pd, il bersaniano Stefano Fassina.

La parte consistente del progetto di legge Damiano tocca aspetti importanti ed introduce un sistema nuovo delle forme di primo lavoro per i giovani sia sotto il profilo degli incentivi che sotto quello sanzionatorio :

1) prima di tutto i vari stages/tirocini di tutti i tipi non posso durare più di 9 mesi, sacrosanto visto che spesso e volentieri i tirocini vengono eccessivamente prolungati poichè sottopagati
2) non si possono fare tirocini per sostituire personale dipendente specialmente per attività di tipo manuale e/o ripetitivo, anche questa è una ricetta indispensabile per cambiare i rapporti di lavoro poichè in molti casi si prende il tirocinante al posto del dipendente per fargli fare lo stesso lavoro e pagarlo di meno, inaccettabile
3) sotto il profilo del compenso si fissano per legge alcuni paletti, il salario del tirocinante deve essere il 30% di quello del dipendente o comunque uno stipendio non minore ai 400 euro, in più si prevedono i relativi rimborsi-spese (trasporti, buoni pasto, assicurazione sugli infortuni)
4) sotto il profilo della sicurezza, violazioni di questi termini e forti irregolarità sulle norme l'Ispettorato del Lavoro può vitetare a quegli enti, associazioni ed aziende l'istituzione di ulteriori stages e tirocini
5) per quanto riguarda le imprese, in caso di gravi violazioni dei nuovi parametri di natura dello stage,di compenso e delle altre novità che la legge introdurrebbe, l'azienda sarà obbligata ad assumere il tirocinante a tempo indeterminato
6) al tempo stesso chi invece assume al termine dello stage riceve agevolazione ed incentivi sotto il profilo fiscale e burocratico

Spostandoci dalla parte dedicata ai tirocini a quella dedicata alle prime esperienze di tipo professionale l'ex-Ministro spiega giustamente che le forme di praticantato sono purtroppo soggette a mancanza di protezione sociale e di tutele, per questo il progetto di legge prevede la creazione, in seno ai contratti nazionali di lavoro, del "contratto di praticantato" che andrebbe cosi a regolare i rapporti tra praticante e datore di lavoro e la natura salariale adeguata ed equa sotto forma di borsa di studio.

Per anni le forze della sinistra, sia quelle riformiste che quelle radicali, hanno fatto della lotta alla precarietà un baluardo dei progressisti, queste proposte a parere di chi scrive vanno nella direzione giusta, bisognerebbe puntare molto a livello di comunicazione e, perchè no ? di sana e vecchia propaganda politica su queste ricette, perchè se ben spiegate possono mobilitare quel segmento di società giovanile che con i problemi legati alla precarietà ci combatte ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.